BSVA – Studio Legale Associato

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11 Marzo 2020
Penale

Per la gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-19, dopo l’ordinanza del Ministero della Salute del 21 febbraio scorso, la Presidenza del Consiglio dei Ministri ha messo in atto misure di contenimento del contagio progressivamente più stringenti.

Con i decreti addottati in data 8 e 9 marzo il Governo, a fronte del rischio collasso del sistema sanitario, ha addirittura chiesto all’intero Paese di fermarsi quanto più possibile.

Sull’intero territorio nazionale vige il divieto di spostamento se non per comprovate esigenze lavorative, situazioni di necessità o per motivi di salute.
Chiuse le scuole di ogni ordine e grado, sospese le gite, chiusi i musei, sospesi eventi e competizioni sportive.
Sono sospese tutte le manifestazioni in luogo pubblico o privato, dalla cultura allo sport, dalle attività religiose alle fiere.
Restano chiusi cinema, teatri, pub, sale scommesse, discoteche.
Sospese le cerimonie civili e religiose, compresi i funerali; le attività di ristorazione e bar sono consentite dalle 6 alle 18 sempre nel rispetto della regola della distanza di almeno un metro fra le persone; sono consentite le attività commerciali, ma con accessi contingentati per evitare assembramenti.
Chiuse palestre, piscine, centri benessere e centri termali, centri culturali, centri sociali e centri ricreativi.

Come stanno reagendo i cittadini alle misure di contenimento adottate?

I media, nell’ultimo periodo, ci hanno dato atto della grande compostezza e dignità della maggior parte dei cittadini che, per primi, sono stati colpiti dalle misure restrittive.
Tuttavia, non sono mancate reazioni ingiustificate ed eccessive alla paura del contagio: supermercati presi d’assalto, città deserte, mascherine e disinfettanti andati a ruba.
E, neppure, sono mancati episodi di inottemperanza alle misure restrittive che hanno dato vita a fatti di cronaca del tutto inusuali.

Un barista della provincia di Cremona, ad esempio, è stato denunciato per aver servito un caffè al bancone, in violazione alle disposizioni di Governo e Regione, che impongono ai locali pubblici di garantire che il servizio sia espletato per i soli posti a sedere e che, tenendo conto delle dimensioni e delle caratteristiche dei locali, gli avventori siano messi nelle condizioni di rispettare la distanza tra loro di almeno un metro.

A Carpi un personal trainer ha violato l’ordinanza comunale che disponeva la chiusura delle palestre e ha continuato l’attività, noncurante del rischio proprio ed altrui. Per tale motivo, nel pomeriggio del 2 marzo i carabinieri gli hanno sequestrato i locali. Pare sia stato il primo caso di sequestro nella provincia di Modena per violazione delle regole sul coronavirus.

Lo scorso 5 marzo, un uomo di 50 anni di Vò Euganeo, uno dei primi comuni messi in quarantena, pare sia fuggito dalla quarantena per andare a sciare in Trentino. Sulle piste però si è fratturato una gamba e quando è stato portato in ospedale è venuta a galla la sua fuga. L’uomo è risultato negativo al virus, ma ha comunque violato un provvedimento ufficiale.

Quali sono le conseguenze di carattere penale che possono colpire questi soggetti?

Avvocato Rita Pironti

La violazione delle misure imposte configura il reato previsto dall’art. 650 c.p. che punisce con l’arresto fino a tre mesi o con l’ammenda fino a euro 206: “Chiunque non osserva un provvedimento legalmente dato dall’Autorità per ragione di giustizia o di sicurezza pubblica, o d’ordine pubblico o d’igiene”.

L’inosservanza di provvedimenti emanati dall’autorità non esaurisce le ipotesi di reato connesse all’epidemia.

L’emergenza sanitaria si sta infatti rivelando terreno fertile per tante altre espressioni di criminalità, sia vecchie che nuove.

Sempre più frequenti, infatti, sono i casi di persone che, spacciatesi per medici e infermieri e/o volontari della Croce Rossa, sono entrati nelle case degli anziani per derubarli.

L’OMS, ci ha, già, messo in guardia sugli innumerevoli tentativi di frode informatiche e phishing che si stanno verificando.

E non sono mancate le speculazioni economiche sul coronavirus davvero singolari, come quella di una donna di 59 anni che, a Genova, dopo essere passata con il semaforo rosso, ha detto di avere il coronavirus pur di evitare la multa. I poliziotti hanno indossato le mascherine e hanno avvisato il 118 facendo scattare la procedura. Accertato l’inganno, la donna è stata denunciata, tra le altre cose, per procurato allarme previsto dall’art. 658 c.p. La norma, infatti, punisce con l’arresto fino a sei mesi o con l’ammenda da euro 10 a euro 516 “chiunque, annunziando disastri, infortuni o pericoli inesistenti, suscita allarme presso l’autorità o presso enti o persone che esercitano un pubblico servizio“.

Non c’è, dunque, da essere superficiali ai tempi del coronavirus e nemmeno devono stare tranquilli quanti hanno speculato sui prezzi dei prodotti che in questo momento di difficoltà, i cittadini, a torto o a ragione considerano beni di prima necessità.

Il riferimento è chiaramente, ai prezzi alle stelle che, soprattutto online, sono stati applicati, in questo periodo, per la vendita di disinfettanti per le mani, nonché di mascherine, pressoché introvabili nei normali circuiti di vendita. Eclatante il caso di un disinfettante venduto online a centinaia di euro, che ha indignato tutto il Paese.

Per questi fatti, la Procura di Milano, a febbraio, ha aperto una inchiesta per “manovre speculative su merci“.

Il reato è previsto dall’art. 501 bis c.p. che punisce con la reclusione da sei mesi a tre anni e con la multa da euro 516 a euro 25.822: “chiunque, nell’esercizio di qualsiasi attività produttiva o commerciale, compie manovre speculative ovvero occulta, accaparra od incetta materie prime, generi alimentari di largo consumo o prodotti di prima necessità, in modo atto a determinarne la rarefazione o il rincaro sul mercato interno“.

L’autorità giudiziaria competente può, inoltre, procedere al sequestro delle merci, alla vendita coattiva immediata delle stesse e la condanna per questo reato, importa l’interdizione dall’esercizio di attività commerciali o industriali e la pubblicazione della sentenza.

Quindi che fare per evitare di incorrere in sanzioni?

Attenersi alle indicazioni e ai provvedimenti dell’autorità e non cercare di sfruttare in maniera indebita la situazione sono i consigli che può dare l’avvocato penalista: regole semplici e di buon senso esattamente così come lo sono lavarsi le mani, evitare contatti e luoghi affollati e restare il più possibile chiusi in casa.

L’intero articolo pubblicato su Diritto24 è disponibile al seguente link

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